Pagellone 2021, A-L: Alaphilippe, Bernal, Colbrelli, Evenepoel, Ganna, Jakobsen e tanti altri
Con il 2021 ormai agli sgoccioli e con la stagione agonistica terminata da più di un mese, è giunto il momento di tirare le somme e di valutare i risultati ottenuti nel corso di quest’anno dai corridori del gruppo. In ordine alfabetico dalla A alla Z, la redazione di SpazioCiclismo proporrà quindi come di consueto un proprio voto ai protagonisti (sia in positivo che in negativo) di questa annata, iniziata con qualche difficoltà a causa del persistere della pandemia di coronavirus ma proseguita in maniera sicuramente più regolare rispetto alla stagione precedente. Il Pagellone 2021 ci permetterà così di tracciare una linea di quanto è accaduto in questi mesi ricchi di emozioni e colpi di scena, dalle prime gare di fine gennaio alle ultime di ottobre.
LETTERA A
Jon Aberasturi (Caja Rural-Seguros RGA), 6: Tanti piazzamenti e una buona vittoria nella terza tappa del Giro di Slovenia, ma come accaduto negli ultimi anni il 32enne spagnolo non riesce ancora una volta a trovare l’acuto di qualità. Nonostante questo, le sue prestazioni gli permettono comunque di ottenere un contratto nel WorldTour per la prossima stagione con la Trek-Segafredo.
Pascal Ackermann (Bora-hansgrohe), 5,5: Stagione complicata per il tedesco che conquista sei successi, ma tutti lontano dai grandi palcoscenici. Dopo i grandi trionfi del 2020 per lui un passo indietro, complicato anche dai rapporti improvvisamente tesi con una squadra che invece lo aveva più volte esaltato.
Julian Alaphilippe (Deceuninck-QuickStep), 9: Non gli riesce sempre tutto e subisce alcune sconfitte cocenti, ma quando gli riesce è uno spettacolo. Se il secondo successo iridato consecutivo varrebbe da sé una stagione, tuttavia lui in precedenza aveva già raccolto tre splendide vittorie e numerosi altri piazzamenti in grandi corse, sempre vissute con grande intensità e coraggio. Moschettiere di nome e di fatto.
Giovanni Aleotti (Bora-hansgrohe), 7: Una bella stagione d’esordio per il corridore friulano, che dopo aver corso il suo primo GT cambia passo, andando anche a conquistare le sue prime vittorie da professionista in una estate in cui sfrutta al meglio le occasioni concesse da un team che dimostra di avere fiducia in lui. Corridore di grande talento, lavora con grande intelligenza al servizio del team per costruire il suo futuro.
Joao Almeida (Deceuninck-QuickStep), 7,5: Annata costantemente al ridosso dei migliori, raccogliendo anche i suoi primi successi in mezzo a tanti piazzamenti importanti. Passista-scalatore di grande consistenza, anche capace di giocarsi le sue carte negli sprint ristretti, il portoghese si dimostra anche solido mentalmente, riuscendo a tenere il colpo quando viene costretto a fare da gregario, per poi emergere come l’uomo in grado di risalire la china e confermarsi ad alti livelli sulle tre settimane. Con le sue qualità, il 23enne trova anche spazio per le classiche di un giorno.
Alex Aranburu (Astana-Premier Tech), 7: Stagione costellata di piazzamenti attorno ad una unica vittoria, comunque di rilievo, quella dell’eclettico corridore spagnolo, capace di destreggiarsi tra salite e pavè, facendosi notare anche per un discreto spunto veloce. Dovrà imparare a concretizzare di più in futuro, magari cercando di spendere anche un filo in meno durante la corsa, ma con l’esperienza che sta accumulando è sulla strada giusta.
Fabio Aru (Qhubeka NextHash), 6: L’ultima stagione lo vede più volte tornare a livelli interessanti, soffrendo tuttavia ancora una volta della sfortuna che lo ha condizionato molto in questi ultimi anni.
Kasper Asgreen (Deceuninck-QuickStep), 8,5: Stagione di altissimo livello per un corridore che sa alternare grandi prestazioni di sacrificio al servizio dei capitani a grandi imprese in prima persona. Nel corso del 2021 conferma quelli che sinora sarebbero potuti essere anche solo degli exploit con una primavera straordinaria, culminata con il successo al Giro delle Fiandre, ma mostrando anche una costanza nel corso della intera stagione, ribadendo inoltre anche le sue grandi qualità a cronometro, specialità in cui può issarsi fra i più grandi.
Juan Ayuso (UAE Team Emirates), 8: Dominatore della scena fra i dilettanti, stracciando la concorrenza al Giro d’Italia U23, esordisce subito dopo tra i professionisti dimostrandosi corridore capace di lasciare immediatamente il segno, tanto che ci vuole tutta l’esperienza di Luis Leon Sanchez per impedirgli di vincere la sua prima corsa al terzo tentativo. Complice anche al sfortuna il suo finale di stagione è meno dirompente, ma riesce comunque a farsi notare con buone prestazioni in supporto ai capitani. Il nuovo gioiellino è pronto.
LETTERA B
Andrea Bagioli (Deceuninck-QuickStep), 7: Quanta sfortuna per il talento azzurro che parte subito vincendo, ma poi resta fuori quattro mesi per un problema fisico. La conferma delle sue grandissime qualità arriva anche al suo rientro, con numerosi piazzamenti di spessore, correndo anche una Vuelta a España di alto livello, nella quale conquista numerosi piazzamenti, sfiorando anche la vittoria. Senza intoppi, lo aspetta un 2022 molto promettente.
Davide Ballerini (Deceuninck-QuickStep), 7,5: Nei suoi primi cinque giorni dic orsa della stagione conquista tre vittorie e un secondo posto, poi qualche problema fisico lo rallenta e la sua primavera si complica, riuscendo comunque a dare un contributo alla causa del team. Un prezioso supporto che prosegue con grande dedizione per tutta la seconda parte di stagione, partecipando ad alcune delle più importanti vittorie del team, tra le quali quelle al Tour de France.
Romain Bardet (Team DSM), 7: Più che i risultati, comunque interessanti, è lo spirito battagliero del francese a meritare il riconoscimento. Lasciata la Ag2r La Mondiale in cui ormai stagnava nella sua comfort zone senza riuscire a ripetere i grandi risultati di qualche stagione fa, il grintoso scalatore transalpino cambia completamente programma e va in cerca di nuove avventure, ritrovando la passione e la voglia di lottare. Tornano così anche le vittorie, ma anche l’impressione che può tornare a primeggiare sui grandi traguardi adatti a lui, tanto nei GT quanto nelle classiche.
Warren Barguil (Arkéa-Samsic), 5,5: Qualche sprazzo di classe non basta a salvare la sua stagione, complicata ancora una volta dalla sfortuna. Arrivato per il essere il riferimento assoluto della squadra della sua regione, si conferma un corridore molto più completo di quanto sembrasse inizialmente, ma continua a mancargli quel salto di qualità che a 30 anni ormai compiuti potrebbe anche non arrivare più.
Enrico Battaglin (Bardiani-CSF-Faizanè), 5,5: Con alcuni piazzamenti conferma di poter ancora dire la sua, ma il suo ritorno a casa tutti se lo aspettano diversamente. Purtroppo la fortuna ci ha messo lo zampino e gli impedisce di vivere un anno come avrebbe voluto. Resta comunque una pedina molto importante per una squadra di ragazzi giovani, che in lui possono trovare supporto ed esempio.
Phil Bauhaus (Bahrain Victorious), 7: Come il numero delle sue vittorie quest’anno. La più pesante al Giro di Polonia, le altre equamente divise in corse Pro e .1, ma sono arrivati anche buoni piazzamenti nella massima divisione. Il rimpianto quest’anno è di non aver fatto neanche un GT, ma quando ne ha avuto l’occasione ha sempre risposto presente. Meriterebbe più spazio in una squadra che possa dargli le sue opportunità anche nelle grandi corse, per comprendere finalmente quale è la sua effettiva dimensione.
Samuele Battistella (Astana-Premier Tech), 7: Nella prima parte dell’anno fa fatica, con la sfortuna che lo colpisce al momento peggiore. Non si scoraggia e dopo aver corso il suo primo GT, nel quale coglie un discreto sesto posto come miglior piazzamento nel mezzo di tanto lavoro per il team, la sua stagione cambia volto in estate fino a culminare con un autunno da protagonista e la sua prima vittoria da prof proprio all’ultima corsa. Corridore veloce e resistente, lavora con grande impegno per una gavetta che comincia a dare i frutti sperati.
Manuel Belletti (Eolo-Kometa), sv: L’ultimo anno della carriera lo vede appendere ben pochi dorsali alla sua maglia. Una stagione difficile, condizionata ancora una volta dalla sfortuna che lo costringe a ritirarsi dalle corse più importanti della sua stagione, nella quale coglie alcuni piazzamenti che per uno come lui sono ben poca cosa. Per il resto cerca di dare il suo contributo anche e soprattutto in termini di esperienza in una squadra che ha bisogno anche del suo apporto.
George Bennett (Jumbo-Visma), 5: La settima, e ultima, stagione con la Jumbo-Visma dello scalatore neozelandese è stata tutt’altro che memorabile. La vittoria del Campionato Nazionale a inizio stagione sembrava presagire una buona annata, ma i mesi seguenti sono stati avari di soddisfazioni e una caduta alla Parigi-Nizza ne ha condizionato il rendimento. L’unica corsa in cui è riuscito a distinguersi è stato il Giro d’Italia, concluso all’undicesimo posto soprattutto grazie alla fuga di Bagno di Romagna, tappa conclusa al terzo posto alle spalle di Vendrame ed Hamilton.
Sam Bennett (Deceuninck-QuickStep), 5: Annata da dimenticare per il velocista irlandese. Dopo un 2020 trionfale, quest’anno è stato un calvario soprattutto a causa del tormentato rapporto con il Team Manager Patrick Lefevere. Dopo un buon inizio di stagione con vittorie a UAE Tour e Parigi-Nizza e della Driedaagse Brugge – De Panne la situazione è precipitata dopo l’infortunio al ginocchio procuratosi durante il Giro del Belgio e non comunicato alla squadra e la partecipazione con l’Irlanda agli europei. L’anno prossimo tornerà alla BORA-hansgrohe sperando di lasciarsi alle spalle questa esperienza.
Tiesj Benoot (Team DSM), 5: Un 2021 senza acuti per il talento belga che sembra aver perso lo smalto degli anni migliori. Una buona Parigi-Nizza e il settimo posto alla Liegi non ne fanno un’annata del tutto da dimenticare, ma di certo non è abbastanza per un corridore della sua caratura che ambiva a farsi valere nelle Grandi Corse a tappe e che invece non è riuscito nemmeno a portare a termine il Tour de France.
Egan Bernal (Ineos Grenadiers), 8,5: I problemi alla schiena non sono ancora del tutto risolti, ma il talento del 24enne colombiano riesce a buttarsi alle spalle anche questo problema vincendo con grande merito il Giro d’Italia, con annessi due successi di tappa. Di fatto poi non lo si rivede più fino alla Vuelta, dove paga un po’ di stanchezza che non gli permette di andare oltre il sesto posto. In ogni caso, è riuscito a tenere il livello alto per tutta la stagione.
Liam Bertazzo (Vini Zabù), 7,5: Su strada corre poco o nulla, complici i problemi di un team nel quale era pronto a lavorare per i compagni, ma la sua stagione è incentrata sulla pista. Smaltita la delusione a cinque cerchi, si fa trovare pronto per i Mondiali e non sbaglia, partecipando alla splendida spedizione che conquista l’oro nell’inseguimento a squadre
Alberto Bettiol (EF Education-Nippo), 6,5: Solo 28° in quel Giro delle Fiandre che lo vide trionfare nel 2019, si inventa poi un Giro d’Italia sempre all’attacco condito dal successo di tappa di Stradella al termine di una bellissima fuga. Con la Nazionale disputa un’Olimpiade che lo vede protagonista fino alle battute finali, con soltanto i crampi che riescono a tagliarlo fuori dalla lotta per le medaglie.
Pello Bilbao (Bahrain Victorious), 7: Corridore sempre più solido, questo 31enne basco che fa delle corse a tappe il proprio terreno di caccia prediletto. Vince una tappa al Tour of the Alps chiudendo poi il Giro d’Italia al tredicesimo posto e il Tour de France al nono, dando dimostrazione di grande resistenza. Un gregario prezioso per Landa e Caruso che sa farsi valere anche quando viene chiamato a fare il capitano.
Stefan Bisseger (EF Education-Nippo), 7,5: Tra le nuove leve della cronometro è senza dubbio tra i corridori più interessanti. È quarto agli Europei e settimo ai Mondiali di categoria, ma le più grandi soddisfazioni le raccoglie in linea vincendo una tappa alla Parigi-Nizza e una al Giro di Svizzera partendo da lontano. Il talento di questo ragazzo di 23 anni non è comune e non potrà che migliorare nel corso dei prossimi anni.
Edvald Boasson Hagen (Team TotalEnergies), 5: Il norvegese sembra ormai l’ombra di se stesso. Partito con grandi ambizioni in questa nuova avventura con la TotalEnergies, raccoglie poco o nulla. Anche la grande occasione di tornare al Tour de France non va oltre qualche tentativo di fuga e il ritiro al termine della quindicesima tappa.
Cees Bol (Team DSM), 6: Una vittoria di peso che salva la stagione, ma ci si aspettava indubbiamente di più dopo il bel 2020.
Niccolò Bonifazio (Team TotalEnergies), 6: Costretto ad una prima parte dell’anno a singhiozzo, in estate riesce a ritrovare discrete sensazioni e conquista la sua unica vittoria stagionale, accompagnata da alcuni buoni piazzamenti sparsi. Con più fortuna, può ritrovare la via dei successi pesanti che insegue.
Franck Bonnamour (B&B Hotels p/b KTM), 7: Il 26enne transalpino si impone come uno degli uomini di riferimento della squadra nell’arco dell’intera stagione correndo sempre con grande coraggio e determinazione. Il successo non arriva, ma questo tipico baroudeur francese non ci va lontano, raccogliendo comunque un bel numero di piazzamenti, conquistandosi anche l’affetto del pubblico.
Nacer Bouhanni (Arkéa-Samsic), 6: Non vince, ma ci va vicino davvero spesso, a tutti i livelli, con i tre podi di tappa al Tour de France che rappresentano la conferma di essere un velocista in grado di raggiungere risultati importanti. Complice anche una squadra costruita raramente per supportarlo, gli manca purtroppo tuttavia sempre quel qualcosa (al netto delle polemiche che spesso lo seguono per una fama a volte meritata, pur eccessiva in alcuni momenti).
Gianluca Brambilla (Trek-Segafredo), 6,5: Parte subito vincendo, poi nel corso della stagione raccoglie numerosi piazzamenti a condire un anno in cui il lavoro è soprattutto al servizio dei capitani.
Emanuel Buchmann (Bora-hansgrohe), 6: Stagione con luci e ombre per lo scalatore tedesco che aveva puntato tutto sul Giro d’Italia. Una caduta sulla via di Gorizia però gli ha precluso un bel piazzamento, costringendolo a ritirarsi e a tornare con ambizioni diverse al Tour de France, dove non riesce a fare gran che.
LETTERA C
Victor Campenaerts (Qhubeka NextHash), 7: Sempre meno cronoman e sempre più uomo da classiche, il 30enne belga si conferma corridore generoso, sia quando si tratta di lavorare per i compagni di squadra, sia quando deve muoversi in prima persona. La sua stagione si chiude con un solo successo, conquistato al termine di una fuga nella tappa 15 del Giro d’Italia, diversi interessanti piazzamenti e la consapevolezza di poter migliorare ancora nelle corse di un giorno.
Richard Carapaz (Ineos Grenadiers), 8,5: Anche quest’anno, lo scalatore ecuadoriano dimostra di non aver vinto un Giro d’Italia per caso. In particolare, è di altissimo livello la sua estate, iniziata con il successo finale al Giro di Svizzera, proseguita con un Tour de France chiuso in terza posizione e nel quale è l’unico a provare (almeno inizialmente) a resistere a un super Pogacar, e conclusasi con il capolavoro dello storico oro nella prova in linea delle Olimpiadi di Tokyo.
Hugh Carthy (EF Education-Nippo), 5: Dopo un finale di 2020 sorprendente ci si aspettava un ulteriore passo in avanti da parte dello scalatore britannico, che invece si vede troppo poco durante la stagione, nella quale riesce a lasciare il segno solo in una tappa alla Vuelta a Burgos. Anche al Giro d’Italia, dove partiva con l’intenzione di confermare il podio ottenuto alla Vuelta dello scorso anno, parte bene ma cala con il passare delle giornate, chiudendo all’ottavo posto e piuttosto lontano dai primi.
Damiano Caruso (Bahrain Victorious), 8,5: Un 2021 da ricordare per il siciliano, che sicuramente vive la stagione migliore della sua carriera. Il secondo posto al Giro, dove nell’ultima vittoriosa tappa in linea riesce anche a mettere i brividi alla Maglia Rosa Bernal, e il successo con un attacco da lontano nella nona frazione della Vuelta sono gli highlights di un’annata nella quale dimostra un’ottima costanza e una (nuova?) consapevolezza nei propri mezzi, non trascurando inoltre di mettersi al servizio dei compagni di squadra in diverse occasioni.
Mattia Cattaneo (Deceuninck-QuickStep), 7: La seconda stagione con il Wolfpack conferma quanto di buono mostrato nel 2020. Il 31enne, infatti, riesce a ottenere buoni piazzamenti per tutto l’anno, correndo soprattutto un ottimo Tour de France (chiuso al dodicesimo posto) nel quale va spesso all’attacco non riuscendo però mai a trovare la vittoria. Vittoria che arriva proprio alla fine della stagione, nella cronometro (disciplina nella quale ha mostrato buoni miglioramenti) del Giro di Lussemburgo, sua ultima gara del 2021.
Remi Cavagna (Deceuninck-QuickStep), 7: Pur non ottenendo grandi risultati a Europei e Mondiali, il transalpino conferma una buona crescita a cronometro, vincendone due e gettando al vento la possibilità di conquistare quella finale al Giro d’Italia. Come sempre, poi, il 26enne non fa mai mancare il suo supporto ai compagni di squadra.
Mark Cavendish (Deceuninck-QuickStep), 9,5: La stagione della rinascita per il velocista dell’Isola di Man, che dopo tre anni senza vittorie (dopo i quali aveva anche meditato il ritiro) torna ad essere grande grazie alla cura Deceuninck-QuickStep. Ben dieci i successi conquistati dal 36enne, la cui impresa più grande quest’anno è sicuramente quella di aver ritrovato quella fiducia (ma anche quella gamba) che sembrava persa nelle scorse annate. A livello sportivo, invece, è sicuramente da sottolineare l’aver raggiunto Eddy Merckx in cima alla classifica dei corridori con più tappe vinte al Tour de France, con l’obiettivo di superarlo nel 2022.
Clement Champoussin (Ag2r Citroën), 7: Il questa stagione, il 23enne ha iniziato a mettere in mostra quanto di buono fatto vedere tra gli Under-23. Dimostrando una buona costanza per quasi tutto l’anno, lo scalatore transalpino dimostra di poter ottenere risultati sia nelle corse di un giorno che nelle gare a tappe; ed è proprio in una di queste ultime che conquista la sua prima vittoria tra i professionisti, imponendosi nell’ultima tappa in linea della Vuelta.
Esteban Chaves (Team BikeExchange), 6,5: Un unico lampo, in una tappa della Volta a Catalunya, ma una stagione nel complesso sicuramente migliore rispetto a quelle precedenti. Un’annata alla fine discreta e nella quale il 31enne è riuscito anche a mostrare un po’ più di regolarità, cosa che non sempre gli è riuscita in passato.
Giulio Ciccone (Trek-Segafredo), 6,5: In mezzo a tanta sfortuna, mostra sprazzi delle sue qualità, che si vedono soprattutto durante le prime settimane di Giro e Vuelta. In entrambi i casi, però, non riesce a capitalizzare quanto messo in mostra proprio a causa della malasorte, che lo priva di un potenziale piazzamento di vertice in un GT.
Davide Cimolai (Israel Start-Up Nation), 6,5: Tanti piazzamenti e consistenza, in particolare al Giro d’Italia, dove finisce sul podio per tre volte e rimane in lotta fin quasi all’ultimo per la Maglia Ciclamino. Alla fine, però, non arriva l’acuto che avrebbe potuto rendere la sua stagione un po’ più positiva.
Sonny Colbrelli (Bahrain Victorious), 9: Senza timori di esagerare, la stagione del bresciano si può riassumere con una sola parola: fantastica. Un’annata di altissimo livello nella quale, a 31 anni, l’ex Bardiani dimostra di aver raggiunto la piena maturità e di potersela giocare alla pari con alcuni dei migliori corridori del mondo. Oltre gli otto successi, tra i quali spiccano sicuramente quelli ottenuti al Campionato italiano, agli Europei e alla Parigi-Roubaix (primo italiano a vincerla dopo più di 20 anni), è soprattutto da sottolineare questa consapevolezza, quella di poter essere stabilmente tra i migliori. L’obiettivo (non facile) è quindi ora quello di confermarsi.
Simone Consonni (Cofidis), 8,5: Tanto lavoro per la squadra per il 27enne, ma anche risultati in prima persona, con piazzamenti al Giro d’Italia (quarto a Gorizia e secondo a Stradella) e in altre corse della stagione. Sempre pronto a sacrificarsi, soprattutto per la causa di Elia Viviani, le soddisfazioni maggiori per lui arrivano dalla pista, dove con il quartetto dell’inseguimento a squadre conquista un oro alle Olimpiadi e uno ai Mondiali, manifestazione questa dove vince anche anche la medaglia d’argento nella Madison assieme a Michele Scartezzini.
Valerio Conti (UAE Team Emirates), 6: Due sprazzi per salvare una stagione nella quale il corridore romano non riesce a mettersi molto in mostra. I due secondi posti, al Giro dell’Appennino e al GP di Lugano, sono gli unici piazzamenti di un’annata nella quale il 28enne si mette soprattutto al servizio dei compagni di squadra. Il trasferimento in Astana il prossimo anno potrebbe dargli più spazi.
Bryan Coquard (B&B Hotels p/b KTM), 5,5: Per la prima volta in carriera non ottiene successi, e nonostante tantissimi piazzamenti durante tutto l’anno, non appare quasi mai in grado di battere gli altri velocisti, anche quelli non di primissima fascia.
Magnus Cort Nielsen (EF Education-Nippo), 7,5: Tra i migliori della sua squadra in questa stagione, il danese si conferma corridore poliedrico, capace di vincere su tanti terreni diversi. Durante l’anno dimostra anche una buona continuità, cosa che gli permette di alzare le braccia al cielo cinque volte, tre delle quali alla Vuelta a España, diventata ormai il suo terreno di caccia preferito.
Benoit Cosnefroy (Ag2r Citroën), 7,5: Partito male a causa soprattutto di alcuni problemi fisici, il 26enne francese riesce a mettere in mostra le sue qualità e il suo talento nella seconda metà della stagione, quando conquista la Bretagne Classic battendo allo sprint il campione del mondo Alaphilippe e ottiene la medaglia di bronzo nell’esigente prova in linea dei Campionati Europei.
Rui Costa (UAE Team Emirates), 6: L’ex campione del mondo si vede poco in prima persona, con i migliori risultati della stagione che vengono fatti registrare in Svizzera tra Romandia, GP Gippingen e quel Giro di Svizzera conquistato già tre volte in carriera, ma il portoghese ottiene sicuramente la sufficienza visto il tanto lavoro fatto per il team.
Alessandro Covi (UAE Team Emirates), 7: Tra i giovani italiani più interessanti, il 23enne sfiora il successo in più occasioni e, pur non riuscendo mai ad alzare le braccia al cielo, dimostra di cavarsela più che bene su terreni diversi, confermandosi un corridore da tenere d’occhio nei prossimi anni. Con il rinnovo fino al 2024, la squadra dimostra di avere fiducia nel fatto che il suo talento possa sbocciare.
LETTERA D
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Alberto Dainese (Team DSM), 6,5: Manca solo il successo nella stagione del velocista padovano. Il classe ’98, infatti, continua il suo percorso di crescita e più volte si dimostra in grado di competere con i migliori sprinter al mondo. Le migliori prestazioni sono alla Vuelta, dove arrivano tre podi di tappa e tre ulteriori piazzamenti in top 10, a riprova che è sempre lì a lottare con i migliori; l’appuntamento per batterli è rinviato al prossimo anno.
Thomas De Gendt (Lotto Soudal), 6: Si vede raramente quel corridore capace di attaccare da lontano. Pur provandoci in alcune occasioni, non sempre centra la fuga giusta e quando lo fa non ha mai le gambe per essere davvero protagonista. Tuttavia, con la sua esperienza riesce comunque a ritagliarsi un ruolo prezioso all’interno del team, facendo tanto lavoro per la squadra e risultando fondamentale soprattutto nelle fasi iniziali delle corse poi vinte in volata da Caleb Ewan.
David De La Cruz (UAE Team Emirates), 6,5: Solita consistenza dello spagnolo, che gli vale un’altra top 10 in un GT. A differenza dello scorso anno, quando aveva dovuto anche lavorare per Pogacar al Tour, quest’anno la sua stagione è tutta incentrata sulla Vuelta, dove arriva già con i gradi di capitano dopo la decisione dello sloveno di non partecipare. Non si vede praticamente quasi mai nella bagarre davanti, ma alla fine con la sua solidità riesce a portare a casa un settimo posto finale nella generale (stesso risultato dello scorso anno e del 2016) che rende più che sufficiente la sua stagione, l’ultima in maglia UAE Team Emirates.
Alessandro De Marchi (Israel Start-Up Nation), 7: Non sono mancate le soddisfazioni nella stagione del Rosso di Buja. La più bella di tutte è sicuramente quella maglia rosa indossata a Sestola dopo un secondo posto di tappa e tenuta per due giorni, che hanno ripagato i tanti sacrifici fatti in carriera. Il rovescio della medaglia della sua corsa rosa è una terribile caduta che gli causa varie fratture e gli condiziona tutta l’estate. Il friulano, però, mostra ancora una volta tutta la sua coriaceità, riuscendo a riprendersi per il finale di stagione e a vincere la Tre Valli Varesine.
Tim Declercq (Deceuninck-QuickStep), 7,5: Il solito immenso lavoro al servizio della squadra. Quando si parla di lavoro oscuro dei gregari, si parla di quello che in ogni gara fa questo gigante belga. All’interno della Deceuninck-QuickStep tanti successi partono dai suoi pedali e dalla capacità di portare il gruppo al ritmo voluto dai propri capitani, di tenere questi ultimi fuori dai guai e di tenere sotto controllo le fughe. Nella nostra classifica dei migliori gregari della stagione è arrivato secondo, cedendo ancora una volta la gloria a un compagno di squadra: un’involontaria ma perfettamente rappresentazione di quello che è il suo ruolo in squadra.
John Degenkolb (Lotto Soudal), 5: Un’altra stagione non facile per il trentaduenne tedesco. Manca la convocazione a tutti i GT, e nelle Classiche alle quali partecipa non è praticamente mai protagonista. Riesce a ottenere qualche piccolo piazzamento qua e là nel corso della stagione, ma sempre in corse di livello minore.
Arnaud Démare (Groupama-FDJ), 5,5: Arriva ai nastri di partenza dell’anno da corridore più vincente della stagione precedente. Dopo un avvio di stagione buono, ma comunque mai perfetto, il momento di crisi arriva al Tour, dove finisce fuori tempo massimo dopo nove tappe in cui non è mai stato protagonista. Non va meglio nemmeno alla Vuelta, dove praticamente scompare dalla lotta per le volate trasformandosi nel fantasma di sé stesso. A fine anno riesce a ritrovarsi, vincendo in maniera anche spettacolare la Parigi-Tours, ma dopo l’ottimo 2020 i risultati ottenuti sono decisamente troppo poco per ottenere la sufficienza.
Rohan Dennis (Ineos Grenadiers), 6,5: Stagione sicuramente condizionata dalla decisione di lasciare Ineos per accasarsi altrove. La compagine britannica, infatti, punta meno su di lui rispetto all’annata precedente, ma quando chiamato in causa l’australiano risponde sempre presente. Due successi a crono a inizio stagione e il bronzo olimpico ottenuto sempre contro il tempo sono i risultati personali che gli permettono di arricchire il palmares anche quest’anno e di poter considerare più che sufficiente la sua stagione.
Stan Dewulf (Ag2r Citroën), 6,5: Finalmente il successo tanto atteso che potrà lanciarlo ora in una nuova dimensione. Alla sua ultima corsa dell’anno, la Boucles de l’Aulne, il corridore belga è riuscito a ottenere la prima vittoria della carriera al termine di una stagione in cui più volte era riuscito comunque a piazzarsi, rivelandosi così uno dei migliori nuovi arrivi all’interno del team.
Alex Dowsett (Israel Start-Up Nation), 6,5: Il suo tentativo di Record dell’Ora è stato un bel messaggio per tutti gli appassionati. Dopo una stagione in cui si è visto poco, facendo soprattutto lavoro oscuro al servizio dei compagni, il britannico ha provato l’assalto al Record dell’Ora (che aveva dovuto rimandare nel 2020 dopo la positività al Covid) non riuscendo però ad eguagliare il primato di Victor Campenaerts. Le sue parole dopo la gara e soprattutto la volontà di dedicare la prova al supporto di chi è malato di emofilia sono state però da brividi e hanno lasciato a tutti un bel ricordo nonostante un tentativo di record non andato a buon fine.
Tom Dumoulin (Jumbo-Visma), 6,5: A proposito di messaggi importanti, non è da sottovalutare nemmeno quello mandato da Tom Dumoulin a inizio stagione. Ormai sopraffatto dalla tensione, lo stress e la pressione del ciclismo, il neerlandese decide di prendersi una pausa a tempo indeterminato per staccare la spina. La pausa gli fa bene e a giugno torna vincendo subito la prima gara, i campionati nazionali a crono. L’highlight della sua stagione è poi l’argento olimpico vinto sempre a crono a Tokyo, che insieme alle buone prestazioni del Benelux Tour sembrano rilanciarlo ad altissimi livelli. Purtroppo, però, la sfortuna lo colpisce a fine stagione sotto forma di un incidente in allenamento che chiude anzitempo la sua stagione, che si può considerare più che sufficiente e soprattutto sembra rilanciarlo di nuovo verso i palcoscenici più importanti (si discute infatti già tanto della sua possibile convocazione al Tour de France).
LETTERA E
Odd Christian Eiking (Intermarché-Wanty-Gobert), 7: Che stagione per il duttile corridore norvegese. Il classe ’94, dopo un buon settimo posto a San Sebastian, fa vedere grandi cose già sulle strade di casa all’Arctic Race of Norway, dove chiude secondo nella generale, ma è alla Vuelta che si guadagna un voto così buono per la sua stagione. Inserendosi in una fuga va a prendersi la maglia rossa di leader e la tiene per una settimana, difendendosi bene anche in tappe in cui sembrava poterla perdere. Alla fine deve cedere la maglia, ma comunque non molla e prova a lottare per la top 10, mancata alla fine di una sola posizione.
Itamar Einhorn (Israel Start-Up Nation), 6,5: Una vittoria fondamentale per l’intero movimento nazionale. La sua vittoria nella tappa conclusiva del Giro di Slovacchia è la prima vittoria professionistica internazionale di un corridore israeliano e inizia a ripagare i tanti investimenti che il paese e soprattutto il suo team stanno facendo nella bici. Il classe ’97, comunque, sembra avere la stoffa anche per competere nelle gare più importanti, come dimostrano le due top 10 di tappa alla Vuelta alla prima partecipazione in carriera ad un GT.
Kenny Elissonde (Trek-Segafredo), 7,5: Fa un lavoro immenso per il team, ma quando ne ha l’occasione prova anche a colpire in prima persona. Un esempio sono il secondo posto di tappa al Tour nella frazione del doppio Mont Ventoux e il terzo posto di tappa alla Vuelta, che gli vale anche una giornata in maglia rossa.
Remco Evenepoel (Deceuninck-QuickStep), 7: Il giovane belga ha più successi in carriera che anni di età. Dopo un inverno difficile, torna direttamente al Giro d’Italia e dopo aver sfiorato la maglia rosa alla fine deve ritirarsi nel corso della terza settimana dopo un crollo fisico comunque preventivabile. I trionfi però non tardano ad arrivare con i successi al Giro del Belgio (una tappa e la generale), al Giro di Danimarca (due tappe e la generale), alla Druivenkoers-Overijse, alla Brussels Cycling Classic e a fine stagione alla Coppa Bernocchi, dove addirittura va a doppiare il gruppo. Nel resto della stagione c’è poi spazio per tutta una serie di altri piazzamenti e soprattutto per un bronzo continentale un bronzo iridato a contro. In queste due ultime manifestazioni è protagonista anche nelle prove in linea, dove chiude secondo all’Europeo battuto solo dall’imbattibile Sonny Colbrelli di quest’anno e si mette a disposizione di Van Aert al Mondiale, pur innescando successivamente una polemica evitabile e che non sembra essere andata giù a nessuno dei suo compagni di nazionale.
Caleb Ewan (Lotto Soudal), 7: Manca l’obiettivo di una tappa in ogni GT per colpa della sfortuna, ma ottiene comunque successi importanti. Il modo in cui sale sul Poggio alla Milano-Sanremo sembra fare da preludio a una stagione straripante, anche se sul traguardo di Via Roma la volata che si aggiudica è valevole solo per il secondo posto visto che Jasper Stuyven aveva già anticipato il gruppo. Al Giro d’Italia riesce però a riscattarsi e a portarsi a casa ben due tappe. Dopo soli sette giorni però lascia la corsa rosa per un misterioso infortunio al ginocchio, che gli è valso anche le critiche della famiglia Mercxk. Lui giura di non aver mancato di rispetto a nessuno e torna in gara dopo un mese, vincendo due tappe del Giro del Belgio. Sembra così arrivare carico al Tour, ma dopo solo tre tappe finisce in terra e si procura una frattura della clavicola, che di fatto gli condizionerà tutto il resto della stagione (in cui arriva solo un successo di tappa al Benelux Tour), impedendogli anche di partecipare alla Vuelta.
LETTERA F
Matteo Fabbro (Bora-hansgrohe), 7: Tanto lavoro per il team, soprattutto al Giro d’Italia per il capitano Buchmann, ma anche qualche guizzo personale nella stagione del 26enne friulano. In particolare, sono degni di nota i piazzamenti alla Tirreno-Adriatico, dove chiude quinto (migliore degli italiani) alle spalle di campioni come Pogacar, Van Aert, Landa e Bernal, e al Tour of the Alps, che conclude al dodicesimo posto con tre top 10 di giornata, dimostrando di poter dire la sua nelle brevi gare a tappe.
Fabio Felline (Astana-Premier Tech), 6,5: Trasformatosi ormai in uomo squadra, lavora tanto e bene per i compagni, spendendosi ad esempio per la causa di Vlasov al Giro d’Italia. Prova comunque a dire la sua nelle poche occasioni che ha, conquistando qualche buon piazzamento qua e là durante l’anno. Da sottolineare il risultato ottenuto in una giornata impegnativa come quella della tappa dei muri alla Tirreno-Adriatico, dove chiude quarto dietro solamente a tre grandi campioni.
Filippo Fiorelli (Bardiani-CSF-Faizanè), 7: Tra le note più liete della formazione italiana, il siciliano mostra di essere corridore molto completo ottenendo piazzamenti sia in volata, sia in giornate più complicate dal punto di vista altimetrico, come accade nella dura tappa di Sestola al Giro d’Italia, chiusa al terzo posto dopo essere stato in fuga per tutto il giorno. Conclude l’anno con un solo successo in una corsa minore, ma con la consapevolezza di avere ancora importanti margini di crescita.
Davide Formolo (UAE Team Emirates), 7,5: Instancabile gregario di fiducia di Pogacar, di cui ormai è praticamente l’angelo custode in quasi tutte le gare alle quali lo sloveno partecipa, complice anche la sfortuna non riesce sempre a dare il meglio in prima persona, mostrando però sprazzi del suo talento in alcune giornate, come accaduto alla Tre Valli Varesine.
Lorenzo Fortunato (Eolo-Kometa), 7,5: Sicuramente una delle sorprese di questa annata, lo scalatore emiliano vive la sua giornata da sogno al Giro d’Italia, dove conquista la tappa dello Zoncolan dopo essere andato in fuga, ottenendo la sua prima vittoria tra i professionisti (e il primo successo dell’anno per la sua squadra) e chiudendo poi la Corsa Rosa a ridosso della top 15. Il suo, però, non rimane un exploit isolato, tanto che un mese dopo si ripete, sempre in salita, alla Adriatica Ionica Race, mostrando poi le sue qualità anche nelle corse di un giorno con il quindicesimo posto al Lombardia.
Tobias Foss (Jumbo-Visma), 7: Il giovane norvegese, vincitore due anni fa del Tour de l’Avenir, fa intravedere il suo potenziale da uomo di classifica nei GT con il piazzamento finale al Giro d’Italia. Un nono posto senza far vedere cose eccezionali, ma dimostrando una buona solidità e una costanza che, nei prossimi anni, potrebbero permettergli di togliersi delle belle soddisfazioni. Ottiene anche le prime vittorie da pro’, imponendosi in entrambe le prove dei campionati nazionali.
Omar Fraile (Astana-Premier Tech), 6: Meno incisivo del solito, sia come gregario che in prima persona, il 31enne spagnolo salva una stagione nel complesso non brillantissima con il successo ai campionati nazionali. Per il resto, ottiene solo altre cinque top 10 e non sempre riesce a dare il proprio supporto ai compagni di squadra.
Chris Froome (Israel Start-Up Nation), 5,5: La sua faticosa rinascita dopo il terribile infortunio di due anni e mezzo fa trova nuovi ostacoli, come il parassita intestinale che lo colpisce durante un Tour de France iniziato già male a causa di una caduta nella prima tappa. Il nativo di Nairobi tuttavia ha il pregio di non mollare, e continua a lavorare per provare a tornare quello di un tempo e dare l’assalto al quinto Tour de France.
Jakob Fuglsang (Astana-Premier Tech), 5: Dopo diverse buone annate, caratterizzate da vittorie importanti, il bilancio del 2021 del danese non può essere considerato positivo. Il 36enne non riesce mai ad alzare le braccia al cielo durante l’anno, e anche i piazzamenti di alto livello scarseggiano, con il terzo posto finale al Giro di Svizzera a costituire l’unica nota positiva in una stagione altrimenti da dimenticare. Decisamente troppo poco.
LETTERA G
Filippo Ganna (Ineos Grenadiers), 9: stagione di assoluto livello quella del piemontese. Cominciata subito con due vittorie di tappa all’Etoile de Besseges, la stagione continua nel migliore dei modi con altre quattro vittorie di livello altissimo: la cronometro dell’Uae Tour, le due del Giro d’Italia (dove indossa anche la maglia rosa per due giorni) e quella valevole per il titolo mondiale. Nel suo 2021 ci sono, comunque, anche alcune sconfitte importanti come quella nella cronometro della Tirreno-Adriatico, dei campionati europei e dei Giochi Olimpici. Proprio a Tokyo arriva, però, la soddisfazione più importante dell’anno per il classe 1996, quando conquista la medaglia d’oro nell’inseguimento a squadre su pista. Risultato confermato anche ai mondiali, nei quali è anche terzo nella prova individuale con una grande reazione di orgoglio.
Ivan Garcia Cortina (Movistar), 5: Arrivato per fare il capitano e avere più spazio, non si vede quasi mai. Con Movistar firma tre anni di contratto e le ambizioni crescono di conseguenza., ma durante la stagione non conquista alcun traguardo né lotta per i risultati attesi. Alla Tirreno-Adriatico parte insieme a Soler con i gradi di capitano, con la possibilità di lasciare il segno, ma non porta a termine la corsa. Al Tour de France si infila in qualche sprint e porta a casa un quarto posto nella tappa di Carcassonne, senza tuttavia dare continuità. Il cambio di casacca invece di giovare forse ha pesato.
David Gaudu (Groupama-FDJ), 7,5: Continua la sua crescita costante. La formazione francese se lo tiene stretto e fa bene. re vittorie e quanti piazzamenti per il francese. Vince in apertura di stagione in Francia, si ripete nell’ultima tappa del Giro dei Paesi Baschi, e al Giro di Lussemburgo. Alla Liegi-Bastogne-Liegi ha l’opportunità di regalarsi un sogno ma forse un rapporto un po’ troppo lungo in volata gli costa la vittoria e chiude terzo. Conclude bene anche la stagione piazzandosi nella top ten della Tre Valli Varesine, Milano-Torino e soprattutto a Il Lombardia. Venticinque anni e una carriera davanti, i francesi si sfregano le mani.
Fernando Gaviria (UAE Team Emirates), 5: Non basta quel poco che vince per salvare una stagione, che sicuramente risulta anche condizionata ancora dalla doppia positività al covid dello scorso anno. Il colombiano non ha tuttavia niente a che vedere con il velocista che gli appassionati ricordano. Vince una frazione al Giro di Polonia, non si trova con Molano al Giro d’Italia e perde l’occasione di vincere una tappa che avrebbe dato colore a una stagione molto grigia. A Foligno si fa beffare da Peter Sagan che lo anticipa sulla curva prima dell’arrivo, una situazione che non sarebbe mai sfuggita al Gaviria di qualche anno fa.
Kevin Geniets (Groupama-FDJ), 6,5: Corridore grintoso, mostra sprazzi di grande qualità. Per il secondo anno consecutivo vince il campionato nazionale lussemburghese, ma è soprattutto per le sue prestazioni internazionali che merita la ribalta. Tenace, arriva nono alle Omloop Het Nieuwsblad e lotta come un forsennato alla Strade Bianche dove chiude sedicesimo, correndo spesso in modo offensivo nell’arco della intera stagione, conquistando anche una top10 alla Vuelta a España. Giovane e combattivo, presto arriverà il salto di qualità.
Tao Geoghegan Hart (Ineos Grenadiers), 5: Dopo aver vinto un Giro d’Italia è logico che tutti si aspettino qualcosa in più. Un’annata a supporto della squadra, ma quando ha l’occasione per brillare, non brilla, senza neanche dare un grandissimo contributo alla causa del team, se non sporadicamente. Tre soli piazzamenti in top ten, quello iniziale, al Tour des Alpes Maritimes che lasciava ben sperare, l’acuto al Delfinato, e il nono posto al Memorial Pantani. Troppo poco per quello mostrato appena dodici mesi fa, anche al netto della sfortuna.
Elie Gesbert (Arkéa-Samsic), 6: L’atteso salto di qualità non è ancora arrivato, ma sta crescendo. Comincia a carburare solo in primavera inoltrata quando centra il quinto posto al Gran Premio Miguel Indurain. Da lì tra Volta a la Comunitat Valenciana, Volta ao Algarve e Giro d’Occitania entra nei primi dieci ben cinque volte su un totale di 16 giorni di corsa. Tra questi piazzamenti c’è posto anche per l’unica vittoria di stagione, quella nell’ultima frazione della breve corsa a tappe portoghese. Una buona estate, che tuttavia non riesce a coronarsi nella corsa più ambita, quel Tour de France in cui ci si aspettava qualcosa in più.
Robert Gesink (Jumbo-Visma), 6,5: Non è più quello di un tempo, ma resta elemento essenziale per il team con il suo grande lavoro. Gli appassionati associano ancora il suo nome a all’appellativo di astro nascente, ma l’esperto neerlandese oggi è ben altro. Ridimensionato e riqualificato è un uomo squadra fondamentale per una corazzata che ha in lui un elemento di grande solidità e costanza. Se vede terminare il suo Tour de France dopo tre tappe a causa di una caduta, ma si rifà ampiamente alla Vuelta a Espana aiutando Roglic alla conquista della terza maglia rossa.
Philippe Gilbert (Lotto Soudal), 5,5: Nessuna vittoria per il Vallone. In Belgio si sente a casa dove ottiene un quinto posto alla Omloop Het Nieuwsblad, chiuso nello sprint, e un quarto posto alla Brussels Cycling Classic, che lasciano anche ben sperare, ma poi la stagione è un insieme di sfortune alle quale non riesce a rimediare. In crescita, rimane poi deluso per la mancata convocazione al mondiale e corre in supporto di Remco Evenepoel gli Europei. La Milano – Sanremo non lo ha trovato pronto, il prossimo anno sarà l’ultima chiamata.
Biniam Girmay (Intermarché-Wanty-Gobert), 7,5: Ogni volta che corre riesce a farsi notare, conquistando tanti piazzamenti contro i big e la sua prima vittoria in Europa. Una stagione da incorniciare quella del giovane Eritreo, che non a caso è stato il primo 2000 a vincere tra i professionisti. Ad appena 21 anni continua a crescere, con l’approdo nel WorldTour che è sbocco naturale. Fiore all’occhiello della sua stagione la prima medaglia ai mondiali, nei quali sfiora la maglia iridata u23 in Belgio con una progressione impressionante agguanta tutti meno che Baroncini, e per lui non resta che la seconda piazza. Se inizierà la prossima stagione come ha concluso il 2021, ci sarà da divertirsi.
Dorian Godon (Ag2r Citroën), 7: Vincitore della coppa di Francia, ha grande costanza per tutta la stagione. Il suo paese gli porta bene, ottiene qui infatti le tre vittorie stagionali, in corse di buon livello e con un discreto parterre. Ad esse si affiancano i piazzamenti, soprattutto nei mesi conclusivi, che gli permettono di dimostrare tutta la sua completezza. Corridore ancora in cerca di esperienza nei grandi appuntamenti, il primo Tour de France lo svolge esclusivamente al servizio della squadra.
Michael Gogl (Qhubeka NextHash), 6: Manca di continuità, ma mostra di avere caratteristiche interessanti, che lo possono far emergere in molte classiche. Se vi steste chiedendo chi sia, è quel corridore che alla Strade Bianche si è imbucato alla gara dei fenomeni Van der Poel, Bernal, Van Aert e Alaphilippe. Il tutto senza sfigurare. Purtroppo ancora nessuna vittoria nei professionisti, ma quando c’è da lottare non si tira mai indietro.
André Greipel (Israel Start-Up Nation), 6: Due vittorie per la sua stagione di addio. Competere tra professionisti a 39 anni non è mai facile, soprattutto con i baby fenomeni delle nuove generazioni, ma il tedesco tutto sommato ci riesce, mettendosi anche a disposizione della squadra in più di una occasione. Classe 1982, riesce a portarsi a casa un paio di appuntamenti di medio livello, tornando a vincere dopo un periodo di magra e coronando così una carriera fatta da 158 successi, di cui 19 nei Grandi Giri.
Felix Grossschartner (Bora-hansgrohe), 6: Conferma la top10 alla Vuelta a España con una corsa regolare, senza farsi notare più di tanto. In precedenza, nell’arco della stagione vince una tappa al Tour of the Alps, mentre al Giro d’Italia non si vede, causa anche la sfortuna, ma trova modo di rifarsi alla corsa spagnola, dove rimane concentrato fino all’ultima cronometro di Santiago di Compostela che gli consente l’ingresso in top ten della generale.
Eduard Grosu (Delko), 6: Corre pochissimo, ma quando lo fa cerca sempre di lasciare il segno. Arriva secondo nel campionato nazionale, e nell’ultima frazione del Sibiu Tour, corsa a tappe disputata nella sua Romania. Il suo spirito da combattente lo porta con sé in ogni gara che affronta sebben quest’anno abbia disputato un calendario molto ridotto. Corridore veloce e resistente, con più serenità potrà
Jacopo Guarnieri (Groupama-FDJ), 7: Quando il capitano non rende, i gregari fanno fatica ad emergere. Al fianco di Démare nella buona e nella cattiva sorte, il suo Tour de France termina alla nona tappa a causa del tempo massimo, ma questo gli fa onore, dopo un grandissimo lavoro al servizio del francese. Ogni successo del suo leader passa dalle intuizioni dell’italiano, sempre fedele al suo fianco pilotandolo nei complicati finali in giro per il mondo. Anche alla Vuelta a España è costretto al ritiro, senza poter supportare il proprio leader in un finale in crescendo, ma resta comunque tra i migliori ultimi uomini del gruppo.
LETTERA H
Jack Haig (Bahrain Victorious), 7,5: Un finale di stagione che vale un’intera carriera. Dopo un avvio di stagione in cui non è mai davvero protagonista, al Delfinato chiude in quinta posizione, mostrando una buona condizione in vista del Tour. La sua Grande Boucle però dura solo tre giorni a causa di una caduta e conseguente frattura alla clavicola. L’australiano però non molla e recupera in tempo per la Vuelta nella quale, dopo l’ennesima debacle di Landa, prende il ruolo di capitano e alla fine della corsa, con grande resistenza e costanza in salita, riesce a salire sul podio di un GT per la prima volta in carriera, un risultato probabilmente insperato a inizio stagione e ancor di più dopo l’infortunio al Tour.
Lucas Hamilton (Team BikeExchange), 6: Il giovane scalatore australiano non ha vinto cors,e ma ha dato il proprio contributo alla squadra soprattutto nelle brevi corse a tappe, con il quarto posto alla Parigi-Nizza, il decimo al Catalogna e l’ottavo al Romandia. Risultati che gli valgono la sufficienza nonostante una condotta non molto appariscente nel complesso, confermando qualità che dovrà tuttavia cercare di far emergere con più costanza.
Ethan Hayter (Ineos Grenadiers), 7,5: Piazzatosi nono nella nostra speciale classifica delle Sorprese del 2021, quest’anno è letteralmente esploso. Nove vittorie totali che danno la dimensione del talento di questo ragazzo di 23 anni che ha dimostrato di sapersi districare molto bene in volata, a cronometro e anche sulle salite brevi. Non è facile emergere in uno squadrone come la INEOS ma lui ce l’ha fatta e questa sembra essere soltanto la punta dell’iceberg di quello che può fare.
Ben Hermans (Israel Start-Up Nation), 6,5: Abbassando leggermente il livello dei propri obiettivi è riuscito a tornare ampiamente competitivo, vincendo cinque corse di buon prestigio come il Giro dell’Appennino, una tappa alla Settimana Internazionale e l’Arctic Race of Norway. L’esperienza di questo corridore è sempre preziosa per una squadra come la Israel che fa particolare affidamento sui corridori sopra i 30 anni.
Jesus Herrada (Cofidis), 5,5: Una sola vittoria e tanti piazzamenti per il 31enne spagnolo che non riesce mai a distinguersi nelle corse a tappe. Sia in quelle più brevi che nei Grandi Giri, Tour e Vuelta, non si fa notare in modo particolare, se non per il secondo posto nella quattordicesima tappa della Vuelta alle spalle di Bardet, non riuscendo neanche a dare un grandissimo contributo alla causa del team. Decisamente poco per un corridore che in passato è riuscito anche a entrare tra i primi venti al Tour e conquistare traguardi prestigiosi.
Sergio Higuita (EF Education-Nippo), 5,5: Stagione non soddisfacente per il talentuoso scalatore colombiano che, dopo i grandi risultati da esordiente nel 2019 e inizio 2020 si è un po’ perso. Malgrado tanta sfortuna, quest’anno è comunque riuscito a tenere un livello discreto aiutando al meglio il compagno Uran al Tour de France e poi chiudendo in crescendo con la top10 a Il Lombardia. Il cambio di squadra dell’anno prossimo sicuramente gli farà bene per rimettersi in carreggiata e dare il meglio nei Grandi Giri.
Jai Hindley (Team DSM), 4,5: Il secondo posto al Giro d’Italia 2020 sembrava averlo consacrato tra i grandi delle corse a tappe ma il suo 2021 è stato purtroppo disastroso. Al Giro d’Italia non si vede mai, complice un problema al soprasella che lo porta al ritiro, e poi conclude la stagione anzitempo a causa di una caduta a metà settembre in Slovacchia. Rimandato al 2022 dove vestirà la maglia della BORA-hansgrohe e ritroverà Higuita, che lo ha preceduto in pagella.
Marc Hirschi (UAE Team Emirates), 5: Anche il giovanissimo svizzero aveva lasciato un’impronta importante nel corso dell’anomalo 2020 senza però riuscire a ripetersi quest’anno. Una vittoria di tappa al Giro del Lussemburgo è decisamente poco per un corridore del suo talento, che delude soprattutto al Tour de France, dove non riesce a fare altro che dare parziale appoggio a Pogacar. Anche le classiche non gli sono amiche, con il miglior piazzamento che è un sesto posto alla Liegi.
Alvaro Hodeg (Deceuninck-QuickStep), 5: Tre vittorie di secondo piano non sono abbastanza per il velocista colombiano che tre anni fa batteva Bennett, Ackermann e Greipel, probabilmente non ancora del tutto recuperato dagli innumerevoli guai fisici che ha avuto negli ultimi anni. A fine anno cambierà squadra per darsi nuovi obiettivi e motivazioni, cercando la scossa che possa rimettere in carreggiata la sua carriera.
Markus Hoelgaard (Uno-X Pro Cycling), 7: In vista del suo primo anno nel WorldTour, il 27enne norvegese corre una stagione di livello, mostrando le qualità di una squadra emergente. Vince in solitaria una bella tappa all’Arctic Race of Norway e riesce anche a raccogliere buoni piazzamenti come il settimo posto agli Europei in Trentino e il dodicesimo ai Mondiali in Fiandre. Anche l’ottavo posto alla E3 Harelbeke è sicuramente di buon auspicio per il suo futuro ad alti livelli.
Mikkel Honoré (Deceuninck-QuickStep), 7: Annata di grande crescita per il talento danese che disputa una stagione solida condita da un bel successo di tappa al Giro dei Paesi Baschi. Anche al Giro d’Italia si fa vedere in qualche fuga da lontano e nel finale di stagione aumenta ulteriormente il livello piazzandosi quinto al Giro di Polonia e al terzo posto alla Bretagne Classic alle spalle del compagno Alaphilippe. È riuscito quindi a ritagliarsi uno spazio interessante all’interno di una corazzata ricca di concorrenza come quella belga, nella quale trova spesso anche un posto di rilievo in supporto ai capitani.
Damien Howson (Team BikeExchange), 5,5: La vittoria al Giro di Ungheria è l’unico acuto del 29enne australiano che si limita ad aiutare la squadra al meglio, ritagliandosi anche il ruolo di capitano in corse di livello come il Giro del Delfinato. In altri anni si è visto più incisivo nei suoi compiti di gregariato, lasciando anche pensare che quest’anno avrebbe potuto forse anche raccogliere qualcosa in più avendo maggiore spazio.
LETTERA I
Daryl Impey (Israel Start-Up Nation), 5: La prima stagione con la formazione israeliana non si è rivelata molto fortunata per il corridore sudafricano, che nella prima parte dell’anno ottiene solo un paio di piazzamenti e, in generale, non si vede molto. Una caduta alla Vuelta a Andalucia a maggio lo mette ko per quattro mesi, impedendogli praticamente di correre per tutto il resto dell’annata e di provare a migliorarsi.
Gorka Izagirre (Astana-Premier Tech), 6: Dopo quattro anni di fila a segno, il 34enne non riesce ad alzare le braccia al cielo in questo 2021. Il basco, comunque, si segnala per qualche tentativo da lontano e per una top 20 al Giro d’Italia, e inoltre non fa mancare il suo contributo in favore dei compagni di squadra.
Ion Izagirre (Astana-Premier Tech), 6: Decisamente buono l’inizio di 2021 del corridore basco, molto costante nei primi mesi della stagione: oltre a un successo di tappa nella corsa di casa, il Giro dei Paesi Baschi (chiuso al decimo posto), il 31enne si segnala per il podio ottenuto alla Parigi-Nizza e i settimi posti a Giro di Romandia e Giro di Delfinato. Dopo la vittoria ai campionati nazionali a crono, invece, le sue prestazioni vanno un po’ in calando, e tra Tour de France e Vuelta a España riesce a raccogliere al massimo un secondo posto alla Grande Boucle al termine di una fuga.
LETTERA J
Fabio Jakobsen (Deceuninck-QuickStep), 9: Dopo il terribile incidente subito al Giro di Polonia 2020, si temeva che il velocista neerlandese non potesse più tornare a mettere in mostra il suo talento nelle volate. Il 25enne, invece, dopo un rientro soft per riabituarsi ai ritmi del gruppo, torna a gettarsi nella mischia conquistando due vittorie al Giro di Vallonia e, soprattutto, tre tappe e la classifica a punti della Vuelta a España, dimostrando di essere rinato e di aver riacquistato la fiducia necessaria per lanciarsi negli sprint a 70 km/h, cosa non semplice (anche a livello psicologico) dopo l’incidente di un anno fa. Chiude poi la stagione con altri due successi in due semiclassiche belghe.
Bob Jungels (Ag2r Citroën), sv: Ingiudicabile la stagione del lussemburghese, rimasto ai box per più di tre mesi a causa di un’operazione all’arteria iliaca, un problema che ha condizionato tutta la prima parte dell’anno e che gli ha permesso di tornare a correre solo a metà settembre. La speranza per lui è di aver risolto i problemi e di tornare al top nel 2022.
LETTERA K
Lennard Kämna (Bora-hansgrohe), sv: Per problemi psico-fisici salta tutta la seconda parte dell’anno, ma anche prima non aveva corso moltissimo, rendendo di fatto ingiudicabile la sua stagione. In soli 12 giorni di corsa ottiene comunque una vittoria nella quinta del Giro di Catalogna, che è il punto da cui ripartire nel 2022, sperando di essersi messo alle spalle i problemi.
Tanel Kangert (Team BikeExchange), 5,5: Non un granché la prima annata dell’estone con la compagine australiana. Fa le cose più utili al Giro, dove quando può supporta Simon Yates in salita, arrivando a chiudere a un passo dalla top 20. Nel resto dell’anno non si vede praticamente mai, eccezion fatta per delle top 10 al Giro di Slovenia, troppo poco per ottenere la sufficienza.
Max Kanter (Team DSM) 5,5: Resta fermo al punto di partenza. Dopo i podi di tappa alla scorsa Vuelta, ci si attendeva quest’anno il primo successo dal giovane tedesco, che invece non riesce a compiere l’atteso salto di qualità. La partecipazione al Giro non è fruttifera e porta in dote solo due ottavi posti come migliori risultati, ma anche in tutte le altre corse fa fatica a piazzarsi, senza arrivare mai nemmeno su un podio di tappa e chiudendo la stagione con due quarti posti (al Giro di Polonia e al Tour of Britain) come migliori risultati.
Wilco Kelderman (Bora-hansgrohe), 7: Il cambio di maglia non gli pesa troppo. Il podio ottenuto un anno fa al Giro era impossibile da replicare, ancor di più al Tour, dove però riesce comunque a fare molto bene, facendo valere la sua proverbiale regolarità che gli consente di chiudere la corsa al quinto posto. In pratica, fa quel che doveva fare e lo fa bene.
James Knox (Deceuninck-QuickStep), 6: Non ha ancora trovato la sua identità, ma ha contribuito ai successi del team. Il giovane britannico non ha mai lottato in prima persona per la vittoria, come sembrava poter fare un anno fa, ma capita la sua condizione si mette a disposizione del team ed è spesso una pedina importante per i successi dei compagni.
Patrick Konrad (Bora-hansgrohe), 6,5: Una vittoria di tappa che potrebbe cambiargli la carriera. Dopo aver sempre puntato alla generale, quest’anno l’austriaco cambia obiettivi e si dedica alla ricerca del successo di tappa, che arriva nella sedicesima tappa della Grande Boucle e che potrebbe averlo lanciato in una nuova fase della sua carriera. Prima di quello era arrivato anche il successo ai campionati nazionali, che gli ha permesso anche di togliersi la soddisfazione di vincere al Tour con indosso la bandiera del suo paese.
Alexander Konychev (Team BikeExchange), 6,5: Il figlio d’arte non trova la tanto ambita prima vittoria al secondo anno tra i professionisti, ma mette ugualmente in mostra tutte le sue qualità. Il suo 2021 è, infatti, un anno con gli regala qualche piazzamento (nono nella quarta tappa della Volta Catalunya, quinto ai campionati nazionali e settimo nell’ultima tappa del Giro di Slovacchia), ma soprattutto tanto lavoro per il team: tutta esperienza che si rivelerà utile quando avrà raggiunto la maturità per cercare risultati in proprio.
Olav Kooij (Jumbo-Visma), 6,5: Il ventenne olandese arriva in squadra a febbraio e si mette subito in mostra tra i migliori velocisti del gruppo. Dopo i tanti piazzamenti a Giro di Ungheria e Giro del Belgio, infatti, ottiene ottimi risultati anche in una corsa WorldTour come il Giro di Polonia, prima di agguantare due vittorie alla Cro Race. La stagione si chiude con un terzo posto al Gran Piemonte che testimonia ancora una volta che d’ora in poi negli sprint anche lui sarà uno degli uomini da tenere in seria considerazione. Nel mezzo c’è posto anche per la conquista della medaglia di bronzo ai mondiali Under 23.
Roman Kreuziger (Gazprom-RusVelo), 5,5: Il cambio di squadra non giova all’esperto corridore ceco che con un calendario incerto fa fatica a trovare la forma. Sempre lontano dai migliori chiude la sua carriera con una stagione anonima.
Alexander Kristoff (UAE Team Emirates), 5: Le due vittorie di tappa al Giro di Germania non bastano per un corridore che era abituato a ben altri traguardi. Neanche i tanti piazzamenti sparsi qua e là servono a salvare la stagione del norvegese che nelle “sue” classiche ottiene come miglior risultato il sesto posto alla Dwars door Vlaanderen.
Andreas Kron (Lotto Soudal), 7: Al suo primo anno nel WorldTour ottiene due vittorie di peso, conquistando due tappe tra Volta Catalunya e Giro di Svizzera. Inoltre si mette più volte in mostra, entrando spesso nelle fughe e ottenendo importanti piazzamenti in altre corse di primo piano come la Vuelta a España. Questi risultati fanno di lui uno dei pochi corridori che si salvano nella stagione del team.
Steven Kruijswijk (Jumbo-Visma), 5,5: Una stagione sicuramente al di sotto delle aspettative per l’olandese. Complice anche la sfortuna, il classe 1987 fa fatica ad esprimersi ad alti livelli con risultati che spesso deludono lui e i suoi tifosi. Il momento migliore della sua stagione è sicuramente la Vuelta a España, dove si sacrifica per il sogno maglia rossa del compagno Primoz Roglic, ma riesce anche a sfiorare il successo di tappa nella frazione di El Barraco, superato soltato da un Rafal Majka in giornata super.
Stefan Kung (Groupama-FDJ), 7: La conferma del titolo continentale a cronometro è la ciliegina sulla torta di una stagione in cui lo svizzero continua a crescere in termini di prestazioni e risultati. Per lui, infatti, sono arrivati altri cinque successi, tra cui anche la classifica generale di una corsa impegnativa come la Volta Valenciana. Oltre alle vittorie arrivano, poi, anche tanti piazzamenti che fanno sì che la stagione del classe 1993 non possa che essere valutata in maniera positiva.
Sepp Kuss (Jumbo-Visma), 6,5: Meno brillante e incisivo che il passato, lo statunitense è protagonista un 2021 altalenante. Nonostante questo riesce comunque a trovare grandi giornate da sfruttare sia in prima persona, sia a servizio della squadra. Toltosi la soddisfazione di conquistare una tappa al Tour de France, infatti, il classe 1994 lavora tanto per Roglic alla Vuelta riuscendo comunque a chiudere la corsa in ottava posizione.
LETTERA L
Victor Lafay (Cofidis), 7: La vittoria di tappa a Guardia Sanframondi al Giro d’Italia vale una stagione per un corridore come lui. Oltre a questo risultato, arriva anche qualche piazzamento sparso qua e là, come il quarto posto finale alla Volta Valenciana, il terzo alla Arctic Race of Norway e il sesto ai campionati francesi, a conferma di un talento in crescita.
Yves Lampaert (Deceuninck-QuickStep), 7: Tanta sfortuna non gli permette di essere sempre protagonista, ma la stagione 2021 è anche quella in cui il belga conferma di essere ormai uno dei più forti sul pavé, come dimostrano i buoni piazzamenti nelle classiche del Nord e il quinto posto alla Parigi-Roubaix nonostante tre forature. Quest’anno per lui arrivano anche due vittorie, con il successo al campionato nazionale a cronometro davanti a Remco Evenepoel che si aggiunge alla settima tappa del Tour of Britain.
Mikel Landa (Bahrain Victorious), sv: La sua annata parte bene con il terzo posto alla Tirreno-Adriatico, ma sul più bello si rompe e non si riaggiusta praticamente più. Dopo il ritiro al Giro d’Italia, infatti, il basco torna in gara vincendo la Vuelta a Burgos, ma è solo un’illusione: alla Vuelta a España uscirà presto di classifica, finendo per ritirarsi nel corso della diciassettesima tappa dopo aver provato ad andare in fuga. Vederlo poi staccarsi sul Bondone in occasione dei Campionati Europei è l’immagine di una stagione per lui da dimenticare.
Christophe Laporte (Cofidis), 7,5: Si piazza con continuità in tutta la stagione, durante la quale mantiene quasi sempre una buona condizione ottenendo quattro vittorie e un’infinità di secondi posti a tutti i livelli, che ne confermano la crescita e la competitività su più fronti. Da segnalare in particolare il sesto posto alla Parigi-Roubaix: ormai il francese è competitivo anche sui più grandi palcoscenici, e nei prossimi anni potrebbe fare un percorso “alla Colbrelli” che lo porti a lottare per un grande traguardo.
Pierre Latour (Team TotalEnergies), 6,5: In gara è sempre presente con il suo spirito combattivo, si piazza spesso e vince una tappa alla Vuelta Asturias. Al Tour de France, però, da uno come lui ci si aspettava sicuramente di più, tenendo conto che inizialmente la squadra lo aveva portato con ambizioni di classifica: una pecca in una stagione che, tuttavia, può sicuramente essere considerata migliore rispetto alle ultime due.
Juan Pedro Lopez (Trek-Segafredo), 6,5: Il giovane scalatore spagnolo inizia pian piano a far intravedere le sue qualità. Durante la stagione non ottiene risultati particolarmente rilevanti, ma è certamente positiva la sua Vuelta a España, durante la quale dimostra una buona costanza che lo porta a chiudere in tredicesima posizione.
Miguel Angel Lopez (Movistar), 6: Il suo voto è una media: per i risultati ottenuti meriterebbe sicuramente di più, ma la testa lo penalizza. Inizia tardi la sua stagione a causa del Covid e il debutto avviene solo a fine aprile al Giro di Romandia. Per vincere dovrà però attendere poco, conquistando una Vuelta Andalucia priva di grandi nomi al via. Vince anche sul Mont Ventoux, ma non quello del Tour de France, dove, causa anche la sfortuna, non riesce a farsi notare. Poi, partecipa alla Vuelta a España, dove corre bene fino al fattaccio della diciannovesima tappa. Come considerare la sua gara? Da una parte è sempre stato presente nelle tappe di montagna, vincendo anche la tappa regina de l’Alto de Gamoniteiru; dall’altra ha concluso nel modo più brutto possibile, con un ritiro che gli preclude la top 10 finale e lo porta a rompere con la squadra.
Alexey Lutsenko (Astana-Premier Tech), 7,5: Altra ottima stagione per il kazako, che è sempre di più l’uomo di punta della squadra e dell’intero movimento nazionale, altrimenti non brillante. Ottiene due vittorie, una delle quali a fine anno in Italia alla Coppa Agostoni. Ma è soprattutto al Tour de France che supera le aspettative di tutti, arrivando settimo nella generale alla prima occasione nella quale prova a fare classifica in un GT. Che la sua forma fosse ottima lo si era comunque capito già al Delfinato, chiuso al secondo posto dietro a Richie Porte per soli 17″ dopo aver conquistato la cronometro e aver tenuto la maglia di leader per un giorno.